giovedì 11 aprile 2013

fede


Balaji era così disperato che iniziò a pregare senza nemmeno sapere a chi rivolgeva le sue preghiere e a forza di pregare si addormentò. Fu risvegliato il mattino del giorno dopo dalle grida di sua moglie Anisha. Faceva già caldo e il cortile era pieno di gente.
Uscì infilandosi di corsa la Kurta, si riparò gli occhi dal sole e per mettere meglio a fuoco quella sagoma enorme che vedeva davanti a sé. Sua moglie continuava a tirarlo per la manica e a dire parole che non capiva, si stropicciò gli occhi. Era proprio lui Abhik, il suo elefante scomparso. A forza di urli e spintoni si ritrovò davanti alla sua Royal Enfield 350. Ci consegnava la biancheria lavata da Anisha con quella moto, gliela avevano rubata un mese prima, ora era lì senza nemmeno un graffio.
In mezzo a tutta quella confusione faticava a collegare tutti quegli eventi, faticò anche ad ascoltare le parole di suo padre che ballava e cantava, neanche avesse trent'anni. Ma non era malato? Quasi morto? Com'era possibile tutto quello che gli stava succedendo?
Poteva essere stato il potere di quelle preghiere lanciate nel vuoto cosmico?
Balaji penso che se fosse stato così, aveva ottenuto molto di più di quanto richiesto. Molto di più. In fondo avrebbe voluto soltanto sapere dov'era finito il sari di seta che voleva regalare a sua moglie Anisha. Erano vent'anni che erano sposati e quella sera avrebbero fatto festa. Potere della fede.

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